PERCORSO TURISTICO METAPONTO "Area Archeologica San Biagio alla Venella"

I coloni greci al momento del loro arrivo in occidente hanno definito l'area per l'abitato ed hanno occupato il territorio.

Le forme archeologiche meglio riconoscibili di questa iniziale occupazione sono i santuari extraurbani. La scelta dei siti è condizionata dalla presenza di risorse naturali e dalla necessità di controllare gli assi della viabilità principale.

In questi luoghi sacri si praticavano i culti portati dai primi coloni dalla madrepatria, si conservavano i segni dell'identità etnica di alcuni gruppi e si svolgevano periodiche attività di scambio e di commercio. La posizione marginale di alcuni di essi favoriva l'incontro con le popolazioni locali indigene.

Il santuario di San Biagio rappresenta, insieme a quello di Hera, la testimonianza monumentale della presenza greca nel territorio. Il sito è scelto per la disponibilità di abbondanti sorgive e per il rapporto funzionale della viabilità che segue il fondovalle del fiume Basento. 

Il complesso non propone strutture particolarmente vistose dal punto di vista architettonico. La causa è da ricercare nella sistematica spoliazione dei resti antichi, operata gia' nel periodo romano, per utilizzare i materiali in altre costruzioni rurali. Le ultime testimonianze si datano nell'ultimo quarto del VII secolo a C., momento di fondazione della colonia di Metaponto da parte degli Achei del Peloponneso.

Titolare del culto è Artemis, divinità del bosco (famosa statuetta trovata nel sito) e protettrice degli animali. E' probabile che anche Zeus abbia avuto un suo recinto sacro, testimoniato dal ritrovamento di alcune statuette maschili e da un cippo con l'iscrizione Dios Aglaos (Zeus spendente, luminoso). 

Intorno alla sorgente è realizzato un piccolo sacello in muratura cui appartiene, verosimilmente, il noto fregio a bassorilievo con la scena della partenza di Achille per la guerra di Troia (al lato). Si riconosce l'eroe nell'atto di salire sul carro tirato dalla coppia di cavalli alati, dono di nozze di Poseidonai suoi genitorei Peleo e Teti. Il sacello è sostituito nel V secolo a.C. da una monumentale struttura in pietra con vasche per la raccolta delle acque disposte sulla fronte orientale, è probabile che l'edificio sacro, di cui si conosceva l'intero perimetro di fondazione e le vasche, abbia avuto un tetto e una decorazione fittile come quella dei templi urbani.

Tutta l'area del santuario restituisce le traccie di numerosi altari, di ricchi depositi votivi e di basi per le statue che dovevano costituire l'arredo del frequentato luogo sacro. L'abbondante documentazione di terrecotte architettoniche porta a ritenere che nell'aria siano stati edificati più complessi monumentali di cui, purtroppo, non restano che esigue testimonianze sul terreno.

Si apprezzano, infatti, solo un filare di blocchi ben conservati, riferibile al porticato di un piccolo tempio del IV secolo a.C., e brevi tratti murari di probabili ambienti destinati ad ospitare i pellegrini. Agli inizi del III secolo a.C. il santuario è abbandonato e sul luogo è costruita una fattoria che utilizza parte degli elementi architettonici caduti. In età imperiale romana, tra il III e IV secolo d.C., la collina di San Biagio ospita un impianto rurale di particolare pregio e raffinatezza, con annesso un piccolo impianto termale.

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