La necropoli urbana di Metaponto si dispone come una cintura intorno alla città.
Il nucleo principale, costituito da tombe databili tra la fine del VII ed il II secolo a.C., è collocato nel settore occidentale della contrada Crucinia, tra la Strada Statale Ionica 106 ed il moderno borgo residenziale. In generale le aree sepolcrali sono disposte ai margini delle strade che collegavano l’abitato con il territorio.
Il nucleo principale, costituito da tombe databili tra la fine del VII ed il II secolo a.C., è collocato nel settore occidentale della contrada Crucinia, tra la Strada Statale Ionica 106 ed il moderno borgo residenziale. In generale le aree sepolcrali sono disposte ai margini delle strade che collegavano l’abitato con il territorio.
La grande quantità di tombe rinvenute nella contrada Crucinia e la particolare rilevanza monumentale di alcune di esse confermano l’esistenza nella zona di importanti assi di collegamento extraurbano con il territorio (ebora).
Uno di questi doveva unire la città al santuario di Hera (Tavole Palatine). Questo antico tracciato oggi è in parte ripreso dalla Strada Provinciale 175 che collega Metaponto a Matera.
Il rito praticato è quello dell’inumazione. Il defunto è posto in posizione distesa e supina secondo il costume funerario greco; non mancano tuttavia attestazioni del rituale a cremazione.
Le deposizioni risultano aggregate in gruppi, spesso con evidenti affinità tipologiche. Questo suggerisce l’ipotesi che lo spazio funerario sia stato diviso per lotti ed assegnato alle singole famiglie per il seppellimento dei loro congiunti.
Il tipo prevalente è rappresentato dalla semplice fossa terragna, in cui è alloggiata la cassa lignea contenente il defunto, e dalla copertura di tegole. Queste posso essere disposte a spiovente (“a cappuccina”) o a formare una cassa. In alcuni casi sono stati utilizzati mezzi anelli di terracotta con una disposizione “a botte”.
Altrettanto frequenti risultano le sepolture in lastra di calcare perfettamente squadrate, spesso la loro copertura è confermata come il tetto di un edificio. Il calcare, materiale pregiato proviene da numerose zone della puglia meridionale (antica Massapia e Peucezia) ricche di buone cave di carparo e tufo. Non mancano le tombe “a sarcofago”, con la cassa ricavata all’interno di un unico blocco di tufo e quelle a semplice fosse terragna con le pareti rivestite da intonaco bianco.
Il tipo prevalente è rappresentato dalla semplice fossa terragna, in cui è alloggiata la cassa lignea contenente il defunto, e dalla copertura di tegole. Queste posso essere disposte a spiovente (“a cappuccina”) o a formare una cassa. In alcuni casi sono stati utilizzati mezzi anelli di terracotta con una disposizione “a botte”.
Altrettanto frequenti risultano le sepolture in lastra di calcare perfettamente squadrate, spesso la loro copertura è confermata come il tetto di un edificio. Il calcare, materiale pregiato proviene da numerose zone della puglia meridionale (antica Massapia e Peucezia) ricche di buone cave di carparo e tufo. Non mancano le tombe “a sarcofago”, con la cassa ricavata all’interno di un unico blocco di tufo e quelle a semplice fosse terragna con le pareti rivestite da intonaco bianco.
Il parco della necropoli di Crucinia presenta una esemplificazione dei principali monumenti funerali (IV-III secolo a.C.) realizzati in pietra. Il complesso più significativo è collocato al centro del parco ed è costituito dalla grande tomba a camera con scalinata di accesso (dromos).
La camera sepolcrale (cella) presenta una pianta rettangolare e pareti costituita da blocchi di carparo disposti su quattro file sovrapposte. I muri interni hanno perso l’originario intonaco ed erano decorati nella parte superiore da una cornice modanata. L’inclinazione del corridoio rispetto all’asse principale della cella conferisce alla pianta una forma trapezoidale, distorta ed inconsueta.
La camera sepolcrale (cella) presenta una pianta rettangolare e pareti costituita da blocchi di carparo disposti su quattro file sovrapposte. I muri interni hanno perso l’originario intonaco ed erano decorati nella parte superiore da una cornice modanata. L’inclinazione del corridoio rispetto all’asse principale della cella conferisce alla pianta una forma trapezoidale, distorta ed inconsueta.
Sui bordi di alcuni blocchi impiegati nella composizione delle tombe si leggono spesso segni incisi che indicano con molta verosimiglianza la cava di provenienza dei materiali o il gruppo famigliare di destinazione degli stessi
OSSERVAZIONI SU ALCUNE TOMBE MONUMENTALI ARCAICHE DELLA NECROPOLI OCCIDENTALE
ANTONIO DE SIENA (estratto dal fascicolo n.143)
ANTONIO DE SIENA (estratto dal fascicolo n.143)
Le ricerche nella necropoli di Metaponto, iniziate già nell’Ottocento ad opera di “esperti” locali e proseguite per tutto il secolo successivo, hanno dato esiti sempre piuttosto interessanti, confermando una disposizione delle sepolture secondo precisi allineamenti fra loro paralleli che dalla piana attorno alla città raggiungono una profondità di circa 12 o 13 km verso l’interno risultando attestati attorno al corso del Bradano fin verso il Basento.
In ogni caso, la zona di maggior concentrazione delle deposizioni è attestata in località Crucinia, nei pressi dell’incrocio fra la SS Jonica 106 e la ex statale 175 che collegava Metaponto a Matera. Proprio in quest’area, in terreni di proprietà Giacovelli, nei primi anni Novanta è stato rinvenuto un nucleo di oltre 600 tombe databili tra la fine del VII sino al II-I sec. a.C., purtroppo lacunoso nella parte più settentrionale per lavori di cava avviati dopo la II Guerra con relative manomissioni del sito, come attesta l’asporto di una panoplia bronzea quasi completa, con elmo decorato a protomi di ariete, che oggi incongruamente figura nel St. Louis City Art Museum in Missouri.
All’interno di questo complesso funerario, si distinguono alcune deposizioni a coppia in singole camere appositamente costruite, con ricchi corredi (di armi e servizi di lydia) risalenti a poco oltre la metà del VI sec.a.C.; e soprattutto la tomba 238, realizzata in blocchi di calcare frettolosamente reimpiegati.
Essa era destinata ad una donna di rango, dal ricco apparato ornamentale che ne rivestiva la persona (un polos in lamina di argento dorato sul capo, una collana in argento e spilloni sulla veste), e in cui il ricorrere di motivi decorativi (quali appunto le protomi di ariete) analoghi a quelli della panoplia oggi negli USA doveva costituire un simbolo araldico e segnalarne l’appartenenza ad un preciso gruppo familiare di notevole rilevanza a livello locale.
A tal proposito va ricordato che le fonti letterarie menzionavano l’uccisione del tiranno metapontino Archelao da parte di Antileon ed Ipparino, ed è quindi verosimile che proprio a tali personaggi (o ad altri illustri membri del loro genos) sia da riferire tale complesso funerario di epoca arcaica.
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